Quel Piglio del Cesanese che tanto piace

Storia

La storia del Cesanese ha radici lontane. Gli Statuti della Terra di Piglio, emanati il 30 maggio 1479, stabilivano già da allora le zone da destinare a vigneto, le modalità per determinare l’epoca della vendemmia e le regole per il commercio del vino. In realtà, già nel periodo romano una colonia presente in quei luoghi aveva iniziato la coltivazione della la vite nei campi ricavati dalla deforestazione, dando così il nome di terre caesae, ovvero luogo dagli alberi tagliati, al territorio. Altre ipotesi individuano l’origine del nome da Cesena, città di provenienza di un frate benedettino che portò in queste zone le prime barbatelle o da Cesano, piccolo centro vicino Roma. Sembrerebbe priva di fondamento, invece, l’attribuzione a Cesare dell’origine del toponimo (cesarea = terra di Cesare). In ogni caso, il vino ha avuto nella storia illustri estimatori. Secondo una leggenda sembra fosse il preferito di Federico II di Svevia mentre lo era sicuramente per due dei Papi a cui Anagni ha dato i natali, Innocenzo III e Bonifacio VIII.

Territorio

La particolare collocazione naturale dell’area del Piglio, il clima ed il terreno rappresentano le condizioni ideali per la coltivazione della vite. L’areale è quello della Valle del Salto, tra i Monti Ernici e i Monti Lepini. Il monte Scalambra, con i suoi 1.420 m, mitiga i venti provenienti da est facendoli diventare lievi brezze; l’erosione delle rocce sedimentarie di origine calcarea dei Monti Ernici, rosse per la presenza di ossidi di ferro e di alluminio, genera un terreno di granulometria argillosa particolarmente adatto alla viticoltura di qualità. La zona di produzione, che complessivamente si estende su 15.317 ettari, ricade nella provincia di Frosinone e comprende l’intero territorio di Piglio e Serrone e parte di quello di Acuto, Anagni e Paliano.

Vitigno

Pur essendo presente in numerose denominazioni del Lazio, solo tre di esse riportano il nome del vitigno: il Cesanese di Olevano Romano DOC, Il Cesanese di Affile DOC ed il Cesanese del Piglio DOCG. In quest’ultimo possono essere presenti sia il Cesanese di Affile che quello comune, purché almeno al 90%. Il 10% massimo può essere costituito da vitigni idonei alla coltivazione per la Regione Lazio. I due biotipi Cesanese di Affile e comune presentano alcune similitudini tra tra loro. Entrambi hanno grappoli di forma cilindro-conica, più spargoli quelli del Cesanese di Affile. Gli acini sono in entrambi di colore violaceo scuro e buccia spessa, consistente e ricca di pruina ma quelli del Cesanese di Affile sono più piccoli. Il Cesanese di Affile risulta essere generalmente più vigoroso, generando una aspettativa di vini di maggiore qualità che però può essere ottenuta anche con quello comune. Caratteristica di entrambi i biotipi è quella di avere una carica antocianica facilmente solubile, che tende a ridursi durante la prima fase fermentativa generando, in alcune annate, problemi di intensità cromatica nei vini che possono richiedere interventi di cantina.

Vini degustati

  1. Corte dei Papi “Colle Ticchio” 2022 13,5° Vol. – Anagni
  2. Azienda Agricola Rapillo “Rapillo” 2022 14,0° Vol. – Serrone
  3. Azienda Agricola Marletta Teresa “Bonifacio VIII” 2020 14° Vol. – Piglio
  4. Azienda Vinicola Federici “NUNC” 2017 14° Vol. – Zagarolo
  5. Azienda Agricola Maria Elena Sinibaldi “Bivi” 2015 14,0° Vol.Paliano
  6. Casale della Ioria “Zero S” 2021 14,5° Vol. – Acuto
  7. Luca Sbardella “Piglio DOCG Superiore” 13,5° Vol. – Piglio
  8. Cantina Sociale Cesanese del Piglio “Cerciole” 13,0° Vol. – Piglio
  9. Vini Giovanni Terenzi “Vajoscuro” 2021 14,5° Vol. – Serrone
  10. L’Avventura “Amor” 2021 15,0° Vol. – Piglio
  11. Antiche Cantine Mario Terenzi “Casal San Marco” 2020 15° Vol. – Serrone
  12. Pileum “Bolla di Urbano” 2020 15° Vol. – Piglio
  13. Petrucca e Vela “Tellures” 2018 15,5° Vol. – Piglio

Lascia un commento