Vignaioli in Grottaferrata. Tutte le sfumature di un territorio nel bicchiere

Fare sistema, unire tutte le forze per promuovere un territorio dalle antiche tradizioni enoiche. Questo è il motivo che ha mosso sei produttori del territorio di Grottaferrata ad unirsi nell’associazione “Vignaioli in Grottaferrata”. Sei storie di vino diverse tra loro unite da un territorio comune con diverse sfaccettature. Dialogare, confrontarsi tra loro, coinvolgere i principali operatori economici e le istituzioni locali per lavorare in sinergia e promuovere le bellezze e i prodotti enogastronomici della zona. Il territorio del comune di Grottaferrata è da sempre vocato alla produzione vitivinicola. I suoi circa 300 m di altitudine, la sua posizione, con la brezza che arriva dal mare che mantiene sempre le uve asciutte e la catena appenninica alle spalle che limita le precipitazioni, hanno da sempre creato condizioni particolarmente idonee alla viticoltura. Il Vulcano Laziale, che circa 600.000 anni fa ha iniziato la propria attività emergendo a sud della pianura romana dando e luogo ai laghi di Albano e di Nemi, ha formato un sottosuolo costituito dai prodotti estrusivi che nel tempo si sono stratificati, prodotti mineralogicamente diversi tra loro quali graniti, tufi e ceneri che hanno conferito caratteristiche diverse anche a terreni a poca distanza tra loro. I vini prodotti, soprattutto bianchi, erano già molto richiesti dalle nobili famiglie fin dall’epoca romana. Purtroppo, la forte domanda data dalla vicinanza di una grande città come Roma ha fatto si che dal secondo dopoguerra fino a qualche anno ha comportato per tutto il vino dei Castelli Romani una produzione di grandi quantità a scapito di una selezione qualitativa del prodotto. Negli ultimi tempi le cose però sono cambiate e la recente iniziativa dei Vignaioli di Grottaferrata ne è una dimostrazione. Basti pensare che la produzione complessiva di DOC Frascati negli ultimi venti anni è scesa da 2.000 a 850 ettari puntando decisamente su un prodotto di valore. La denominazione sembra quasi non essere più sufficiente alla caratterizzazione dei migliori vini al punto di ipotizzare di dar vita a dei crù. Occorre peraltro sottolineare che il territorio rientra nella DOC Frascati, una delle prime DOC italiane, risalente al 1966.

Abbiamo avuto modo di visitare queste cantine in occasione di una bella iniziativa organizzata dai “Vignaioli in Grottaferrata” di concerto con il Comune ed altre Associazioni locali e condotta dall’esperta Saula Giusto.

Castel De Paolis

L’azienda nasce nel 1985 dall’incontro di Giulio Santarelli con il Prof. Attilio Scienza, all’epoca Direttore del prestigioso Istituto agrario di San Michele all’Adige. Fino ad all’ora le uve venivano conferite alle cantine sociali della zona. Dalla collaborazione tra i due viene avviata una fase di sperimentazione per il recupero dei vitigni autoctoni pregiati e per l’introduzione di nuove varietà, nazionali o internazionali, in grado di dare un prodotto di qualità. Tra sperimentazione vera e propria e nuovi impianti, questa fase durò circa otto anni, durante i quali vennero reimpostati i criteri produttivi, incrementando il numero di ceppi per ettaro, limitando ad 1,5 kg la produzione per ceppo e introducendo la pratica del diradamento per i rossi. L’azienda copre una superficie di 15 ettari situati ai margini della DOC Frascati, al confine con il comune di Ciampino. Di particolare rilievo la produzione di uve moscato rosa, unica zona al di fuori del Trentino, con il quale si produce un’eccellente rosso dolce.

Campo Vecchio 2020 è in IGT Bianco Lazio fatto con il 50% di malvasia di Candia, il 30% di malvasia puntinata ed il 20% di Viogner. Vinificato in acciaio, raggiunge i 13,0° alcolici. Presenta toni freschi e agrumati, di pesca bianca, glicine e una spiccata vena di mineralità.

Decisamente più strutturato è il Frascati Superiore DOCG del 2020 (60% malvasia puntinata, 30% trebbiano giallo, 5% bombino bianco, 5% bellone), vino complesso dai variegati sentori di frutta esotica e agrumi corredati di note balsamiche e minerali. Dotato di un buon equilibrio gusto-olfattivo (nonostante i suoi 14,0° alcolici) e di grande persistenza.

Il Donna Adriana 2019 è un IGT Bianco Lazio prodotto con uve 80% viogner e 20% malvasia del Lazio. Anche questo vino, è caratterizzato da una gradevole nota minerale che ne prolunga il finale. Effettua un passaggio in legno, molto dosato, che lo rende elegante, morbido e persistente.

Passando ai rossi, il Campo Vecchio 2016 è un IGT Rosso Lazio 50% shiraz, 30% cesanese, restante 20% montepulciano e sangiovese. Il colore è ancora un bel rosso rubino e le note olfattive indicano ancora una bella vivacità. La frutta, rossa e polposa, fatta di ribes e mirtilli, si sovrappone ad una bella speziatura. I tannini, ordinati e non invasivi, denotano un uso accurato della barrique in cui viene affinato, al 50%, per un anno.

I Quattro Mori 2014, IGT Rosso Lazio, deve il nome al blend di vitigni internazionali con cui è prodotto. Shiraz al 40%, cabernet sauvignon al 30%, merlot al 20% e petit verdot al 10% compongono un puzzle dall’esito raffinato, con una bella intensità e complessità olfattiva fatta di prugna succosa e frutti di bosco, arricchita da sentori di evoluzione riconducibili a una speziatura di pepe nero, vaniglia e note di cuoio. Il tannino è ben levigato grazie anche all’anno di evoluzione in barrique e nasconde bene, insieme alla freschezza e alla sapidità di cui è dotato, i 14,5° alcolici. Il risultato è un vino di grande struttura ma molto bevibile, con un retrogusto lungo.

Infine il Rosathea, una vera vera e propria chicca della casa. Un vino dolce prodotto con uve di moscato rosa, vitigno raro a queste latitudini. Ottenuto bloccando la fermentazione lasciando un residuo zuccherino di 110 mg/l. Vino di straordinaria intensità olfattiva, sembra di portare al naso un mazzo di rose rosse affondate in un barattolo di confettura di frutti di bosco maturi. La straordinaria freschezza rende perfettamente gradevole l’elevato residuo zuccherino. Ottimo per accompagnare una fetta di crostata ricotta e cioccolato.

Gabriele Magno

Una azienda giovane, nata nel 2015 quando Gabriele, pilota di linea aerea, decide insieme a Luigi Fragiotta di dedicarsi alla produzione di vini con le uve dei vigneti di famiglia. Le idee dei due sono ben chiare: il loro deve essere un “vecchio Frascati”, un Frascati Superiore DOCG imponente che abbia nel gusto tutte le caratteristiche del vino della tradizione dei Castelli Romani. La prima bottiglia esce già nell’anno successivo, nel 2016. Gli ettari attualmente in produzione sono circa tre e le vigne di 50-60 anni, potate a corto, forniscono uve di grande qualità che in cantina, come dice Luigi, bisogna solo stare attenti a non rovinare. E infatti loro non le rovinano affatto, anzi, sotto la guida di Lorenzo Costantini, esperto enologo, producono quattro etichette di assoluto livello per un totale di circa 15.000 bottiglie/anno. Insomma, una vera boutique del vino che si appresta ad ottenere la certificazione bio.

Il Frascati Superiore DOCG 2019 è prodotto con il 75% di malvasia del Lazio ed il 25% di trebbiano. Il colore è un bel giallo paglierino con riflessi dorati, i sentori olfattivi sono prevalentemente orientati sulla frutta a polpa gialla, pesca e albicocca ma anche susina, con venature di erbe aromatiche e minerali. É un vino decisamente di carattere in cui freschezza e sapidità bilanciano molto bene la morbidezza data dall’alcol, ben presente con i suoi 14,0°.

Il Vigneto La Torretta di Valle Marciana 2018 è un Frascati Superiore DOCG Riserva prodotto con le stesso blend di 75% di malvasia del Lazio e 25% di trebbiano raccolte in un unico vigneto, quello de La Torretta.

Interessante il Cesanese Lazio IGP 2017, monovarietale di cesanese comune. Molto diverso dal Cesanese prodotto nella zona del Piglio, viene vinificato limitando a 7-8 giorni il periodo di contatto con le bucce, ha un colore cristallino trasparente, profumi freschi di fragoline di bosco, ribes, lamponi e violetta. Il palato è fresco, minerale e con un tannino composto che donano al vino una piacevole bevibilità.

Cooperativa Capodarco

L’azienda è un modello di agricoltura sociale che intende realizzare prodotti di qualità che siano apprezzati dal mercato in quanto tali, adottando nel contempo un modello organizzativo basato sull’inclusività, che mette al centro del progetto le persone e la salvaguardia dell’ambiente. Nata nel 1978, negli 8 ettari complessivi di terreno coltivati producono uve bianche di malvasia di Candia e del Lazio, di trebbiano e di bombino. Per quanto riguarda le uve a bacca rossa i vitigni sono sangiovese, cabernet sauvignon e merlot. Pur rimanendo nel solco della tradizione, l’azienda, da sempre orientata verso l’agricoltura biologica, non tralascia la ricerca di nuove soluzioni per produrre vini sani e naturali ad esempio attraverso la riduzione o l’eliminazione dei solfiti aggiunti.

Il Frascati Superiore DOCG Philein 2020 è composto dal 70% di malvasia puntinata, 15% malvasia di Candia e 15% trebbiano provenienti da vigneti vecchi di 40-50 anni. Di colore giallo paglierino intenso, è dotato di un corredo olfattivo costituito da note floreali e fruttate. Equilibrato e di giusto corpo, possiede una discreta persistenza gusto olfattiva. Philein, dal greco “amare” nella sua accezione di “prendersi cura”, è un nome che identifica i valori dell’azienda.

Anche il nome Xenia, rosso a base di merlot e sangiovese, incarna con il suo significato i valori aziendali. Viene venduto in confezioni da tre bottiglie, tutte numerate, con tre etichette differenti che rappresentano due mani che si avvicinano progressivamente fino ad afferrarsi. La maturazione avviene in acciaio per 18 mesi e successivamente affina in bottiglia per 30 mesi. Il risultato è un vino dal colore rosso rubino con orlatura granata, intenso e complesso al naso dove si susseguono note floreali, fruttate, balsamiche e di erbe aromatiche quali salvia e rosmarino. Di buona struttura, presenta un equilibrio gusto olfattivo grazie al tannino vellutato, alla freschezza e alla mineralità che ben contrastano il contenuto alcolico.


Emanuele Ranchella

Pionieri della tradizione, apparentemente un ossimoro. In realtà questa definizione esprime compiutamente la vision aziendale, quella di credere fortemente nella potenzialità dei vitigni coltivati da tutte le generazioni della famiglia Ranchella che a partire dal 1857 hanno preceduto Emanuele. I vitigni coltivati, tutti a bacca bianca, sono la malvasia puntinata, il trebbiano giallo ed il trebbiano verde. Dal un loro blend nasce l’Ad Decimum, un Roma DOC Bianco.

Molto interessante il Lazio IGP Bianco Virdis 2019, trebbiano verde in purezza dal colore verdolino tipico del vitigno, toni freschi fortemente agrumati di pompelmo, lime, cedro, fiori d’arancio ed erba cedrina. Al palato si presenta molto fresco e sapido. La contenuta gradazione alcolica (12,5°) lo rendono ideale come aperitivo nelle giornate calde ma è perfettamente abbinabile con antipasti di salumi e formaggi, carni bianche e anche con una bella pizza margherita.


La Torretta

L’azienda è di proprietà della famiglia di Riccardo Magno, attuale proprietario, dal 1864. Fino agli anni ’80 produceva un vino che veniva venduto nelle osterie romane poi si iniziò a conferire le uve alla cantina sociale Fontana Candida per la produzione del Frascati DOC. Solo a partire dal 2015 Riccardo, che è un pubblicitario, insieme a sua moglie Maria, fotografa, decidono di avviare la produzione in proprio convertendo in biologico l’azienda.

Il Bolle di Grotta 2020 è un Lazio IGP Bianco frizzante, vino naturale ottenuto senza aggiunta di lieviti e con rifermentazione in bottiglia dopo un periodo di affinamento in anfore georgiane interrate in grotta di sei mesi. Prodotto con uve trebbiano provenienti da vigneti di circa 40 anni posti ad una altitudine di circa 300 m slm, presenta note fortemente agrumate, di frutta tropicale e di crosta di pane mentre il gusto è pieno, caratterizzato da grande freschezza e sapidità.


Villa Cavalletti

Quando nel 1902 il Marchese Cavalletti iniziò ad impiantare il vigneto nei terreni di proprietà della famiglia dalla fine del 1500, sul luogo venne alla luce un sito archeologico dell’epoca neolitica di straordinaria importanza; la collezione di reperti è oggi esposta al Museo Pigorini di Roma. A partire dal 2014 nei 6 ettari vitati è stato fatto un lavoro di recupero del vigneto storico attraverso un’accurata selezione dei cloni che meglio si potessero adattare alle caratteristiche pedoclimatiche della zona.

Lo Spumante Brut è realizzato con un vino base prodotto con malvasia puntinata e trebbiano. La spumantizzazione viene effettuata con il metodo Charmat lungo in cui il contatto con i lieviti, che si prolunga per almeno 6 mesi, conferisce al vino spiccate note fragranti di crosta di pane oltre ad un delicato profumo floreale. Le sottili bollicine hanno una buona persistenza, al palato risulta fresco e sapido.

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